Carapelli sostiene il premio quale contributo alla cultura: gli artisti sono preziosi per la nostra società e la nostra vita, da loro vengono le visioni che ci permettono di considerare, in modo sempre nuovo, il mondo. Sono loro stessi le radici, saldi nel presente e protesi verso il futuro. Ringraziamo tutti gli artisti per la straordinaria partecipazione ricevuta quest’anno: 1.720 candidature provenienti da 80 paesi del mondo.
Il tema della terza edizione: Radici.
Le radici ci tengono saldi a terra, per farci crescere in altezza; sono la nostra identità, storia, tradizione - a livello individuale e collettivo. Rendono possibile ogni forma di scambio poiché la loro forza è inclusiva. Ciò è nel loro principio: ci danno nutrimento e stabilità, per permettere lo sviluppo e la trasformazione. In arte le radici sono essenziali: possono essere il rapporto con la propria origine, il carattere ricorrente di una ricerca, il legame saldo con una materia o un'idea, l'elemento primo e necessario di un processo.
CATEGORIA OPEN
Vincitori
Arturas Bumšteinas
Navigations
(2019, sound-art performance, macchine barocche in legno in teatro barocco, sistema audio DIY)
Performance presentata in un grande spazio museale (la Galleria Nazionale d'Arte di Vilnius) con un ensemble di cinque artisti che navigano sulle macchine del rumore atmosferico barocco montate su ruote, mentre il pubblico osserva questo teatro meteorologico da diverse postazioni fisse. Navigations è un'installazione che emerge da un'intersezione tra arte, musica e teatro. Si riferisce alle macchine sceniche del periodo Barocco, adatte a simulare, sul palco, una tempesta. Nell'azione performativa, attualizzata, le stesse macchine vengono esibite e il processo immaginativo si inverte: l'origine di un effetto narrativo diventa narrazione, mentre l'osservatore, o ascoltatore, evoca in sé il resto di una possibile rappresentazione. In modo concorde alla semplice ingegnosità degli antichi strumenti, l'opera conserva un evidente valore scultoreo, rispondendo pienamente al concetto di "radice" introdotto quest'anno dal Carapelli for Art, se si pensa al processo di concatenazione che le radici sottendono, nella loro formazione come nel loro divenire. Attingendo all'immaginario marittimo di attuale pregnanza ma privandolo di ogni scontato riferimento al presente, l'artista ne fa oggetto di una condizione contemporanea che ci accomuna riuscendo a raccontare proprio quella lotta impari che l'uomo continua a combattere da secoli per dominare il mare: il navigare quale desiderio di radicamento ma al tempo stesso proiezione. Ideazione e regia di Arturas Bumšteinas. Eseguito da Gailė Griciūtė, Greta Grinevičiūtė, Alanas Gurinas, Gitis Bertulis, Aaron Kahn.
Ideazione e regia di Arturas Bumšteinas. In collaborazione con Ernestas Volodzka, Kala sound system and Operomanija. Eseguito da Gailė Griciūtė, Greta Grinevičiūtė, Alanas Gurinas, Gitis Bertulis, Aaron Kahn. (Foto di Martynas Aleksa)
Sergia Avveduti
Freccia Esplosa
(2020, legno di noce, 70x61x78cm – laser print su acciaio, 20x24 cm)
Un meccanismo d'orologio antico emerge come radice a due costellazioni. Si tratta di un piano ottenuto rielaborando la forma di un meccanismo di orologio ingrandito, il corpo poggia su tre gambe una delle quali risulta flessa e innestata a una doppia mandorla, simbolo di trascendenza e origine, quasi una lancia verso l'infinito e comunicazione tra dimensione fisica e immateriale. Ho immaginato il meccanismo come un vettore, una freccia esplosa che attraversa l'incerto quale essenza della condizione umana. L’opera esprime una grande capacità di trasfigurare degli elementi tradizionali – sia materiali che concettuali – entro una narrazione affascinante e misteriosa; la freccia esplosa è un vettore che indica il frangersi del tempo, da un punto di inizio ad uno finale che in certo modo coincidono (l'origine della creazione, l'esplosione - pura radice - è forse anche l'esito di un futuro lontanissimo). L'opera scultorea, nella sua apparente instabilità, decostruzione e ri-assemblamento di un meccanismo di orologio, si relaziona con l'incertezza della condizione umana. Da anni scultrice puntuale e sperimentale, Sergia Avveduti porta avanti un lavoro unico e importante nella scena artistica italiana attuale per la coerenza di una ricerca formale in costante evoluzione. Attualizzando continuamente segno e forma, interrogandosi sull'origine del loro depositarsi, l'artista si fa erede di una storia dell'arte che non inventa ma trasforma, interpreta e traduce. Il suo sguardo si sposta instancabilmente da un paesaggio che è natura e artificio, all'opera e viceversa, riattualizzandone costantemente il senso.
CATEGORIA ACCADEMIA
Vincitori
Carlos Casuso
X-About credit and debt
(2020, Olio su tela di lino, colla di coniglio e gesso, abbozzo a tempera, 150x150cm)
Il dipinto si muove tra una valenza meta-pittorica e il tentativo di distruggerla. L'immagine parla della Storia della Pittura, ciò si riflette sulle tecniche utilizzate (si può notare l'uso del tratteggio tipico della pittura a tempera, come del puntinismo, la pittura gestuale assieme al fumetto) e sui materiali utilizzati. L'opera nasce dallo studio di Pitture, raffiguranti il tema "Deposizione" eseguite tra L'inizio del XI secolo e la fine del XIV secolo. Da questa base, ho proseguito per collegamenti logico formali/ cromatici, accidentali. Opera premiata per il modo in cui l’artista affronta le radici della pratica pittorica a partire dal rapporto dell’uomo con la tecnica. La “deposizione” proposta da Casuso accoglie in una composizione sorprendentemente verosimile espressioni, gesti e campiture diverse. Tutte raccolte in una tecnica mista ma ordinata di acquarello, tempera e pittura a olio. Come se l’artista volesse ripercorrere diversi approcci dell’uomo con l’immagine dipinta, facendo emergere un serbatoio comune per la pittura occidentale tenendo assieme segni che vanno dal medioevo al fumetto fino al racconto del presente. Il lavoro di Casuso, se da un lato si innerva su una poetica del frammento che imputa all'opera un'aura di memoria, dall'altro, saltellando tra tecniche, cromie e riferimenti, dà vita ad un intreccio dinamico tra passato e presente.
Silvia Bertoldo
Funambolo
(2020, scultura in cera)
Radici tra prossemica e micorrize, nesso tra radici interiori e tangibili. Questa scultura esige rispetto: è composta nella sua totalità da pezzi in cera in equilibrio precario tra loro, variabili interdipendenti che vanno dallo strutturale al relazionale. Ogniqualvolta si agisca all’interno del suo spazio intimo questa si altera, mentre lo spazio sociale circostante determina esistenza e nutrimento. Forma statica guardiana secolare del divenire, che nasconde il brulicare di microfratture e ricomposizione per adattamento, nel rapporto biochimico naturale così come nei legami umani. Il lavoro interpreta il fondamento scultoreo dell’equilibrio e del gesto e per la capacità dell’artista di orientare la forma alla rappresentazione di legami interiori tra specie ed esseri diversi. La scultura proposta dall’artista è registrazione metaforica, discreta ma aerea, dell’adattamento continuo a cui ogni cosa è sottoposta. In senso più ampio, Bertoldo propone un’interessante ricerca sulle potenzialità scultoree della materia organica, per natura, in costante trasformazione.
Menzioni d'onore
Max Mondini
a
(2020, stampa adesiva vinilica su muro)
Ciò che mi affascina e mi motiva continuamente nella mia creazione artistica è la necessità di trovare il modo di svincolarmi dalle continue richieste di giustificare il mio lavoro, mettendo al centro di tutto l’opera d’arte. Provare a non cadere nella necessità di comprendere un atto, una forma, un'idea. Abbandonarsi alla libertà di accettare un linguaggio che è di per sé incapace di esprimere qualsiasi cosa all'infuori di sé stesso. Porre al centro di tutto un'opera delicata, sbagliata, debole... arrogante - che a volte esiste solo perché era più difficile non farla - con una sua grammatica e una sua presenza, continua fonte di ripensamenti: un attivatore che avvia il nostro sistema circolatorio, ma non ci porta da nessuna parte. a è composto da una stampa adesiva in vinile su muro. Attraverso la rielaborazione digitale il nostro sguardo scivola, concependo l'opera come un attivatore visivo. “Non c'è alcun senso da cercare... è una forma piatta che non smuove, ma impone una nuova emotività per essere apprezzata. L'arte è solo un inizio, lasciando il resto ad ognuno di noi proprio come fanno le radici, le quali alimentano la vita, ma non è loro il compito di decidere fin dove le foglie arriveranno. Tutto ciò che è misterioso affascina ed interessa, questo no. Rende soltanto difficile il facile attraverso l'inutile." Prezioso e interessante nell'opera di Max Mondini è come l'immaginario digitale cui oggi attingiamo, che va a costruire anche un preciso immaginario estetico, possa diventare oggetto di un aggiornamento pittorico.
Valerio Veneruso
347.2530633 ∞ 2004-2014
(2020, libro d’artista, 654 pagine, 17 x 22cm)
Partendo da una grande attrazione sia nei confronti dell’atto del vedere che della possibilità di documentare e collezionare testimonianze di esistenze, il mio principale interesse si tutto ciò che può solo essere spiato. Attraverso modalità che spaziano dalla grafica al video, cerco di focalizzare tutta l’attenzione sulla capacità, da parte delle nuove tecnologie, di abbattere sempre più i confini tra sfera pubblica e privata alla ricerca di una qualche forma di realtà che spesso riesco a ritrovare in elementi estetici come la bassa risoluzione o il glitch. Convinto inoltre che l’opera di un artista debba essere la rivelazione dell’artista stesso, tendo sovente a introdurre lo spettatore all’interno della mia vita privata nella speranza di innescare un reciproco dialogo di empatia capace di fare dell’arte esperienza comune. Il lavoro consiste nella meticolosa trascrizione - da parte mia - di tutti gli SMS che ho ricevuto dal 2004 (anno in cui mi è stato regalato il primo telefono cellulare) fino al 2014. Coprendo 10 anni della mia vita, l'opera descrive inevitabilmente un periodo colmo di cambiamenti profondi, su tutti: una grave perdita in famiglia e la modifica della mia residenza anagrafica (da Napoli a Treviso), mutamenti che hanno aperto riflessioni anche sul concetto stesso di appartenenza, intesa sia da un punto di vista territoriale che, soprattutto, culturale. Interrogandosi sulla memoria personale l'opera di Valerio Veneruso solleva le molteplici questioni che si intrecciano di fronte all'uso dei numerosi filtri che regolano oggi la nostra percezione, siano essi dispositivi tecnologici o implicazioni culturali.